MASCHERINE E ATTIVITÀ FISICA...
COME CANE E GATTO.
Di Tiziano Pugliese, Docente di Ed.Fisica e Maestro di Kickboxing

Specifichiamo; in caso di pandemia, le mascherine, in ambienti chiusi, ma anche all’aperto, dove ci sono persone nelle strette vicinanze, devono essere indossate da tutti, perché se alcune non garantiscono al 100% il flusso in entrata, quasi tutte lo garantiscono in uscita. 

Bisogna dire però, che non ha senso utilizzarla in spazi aperti ed isolati, specialmente quando si fa attività motoria. Dico questo, perché mi giungono domande e consigli riguardo il loro utilizzo, da parte di atleti e non, convinti che fare jogging o andare in bici con robuste mascherine, possa essere, oltre che di prevenzione, anche uno strumento “super allenante”, come le famose TRAINING MASK che andavano tanto di moda lo scorso anno. 

Niente di più errato. 

Diciamo subito che le mascherine TRAINING MASK, sono strutturalmente diverse dalle mascherine chirurgiche e dalle ormai  famose FFP1, ma un po’ più simili alle FFP2 e 3 quelle con sfiati laterali.

Il motivo è semplice. Come dicevo, le mascherine chirurgiche non ostacolano il flusso di ossigeno in entrata, quindi anche dei virus, ma fungono da barriera filtrante per il flusso in uscita, nel senso che permettono di far penetrare ossigeno durante l’inspirazione, ma ostacolano l’uscita dei batteri durante l’espirazione. Questo perché in sala operatoria, per interventi che possono durare anche più di 8 ore consecutive, i chirurghi possono inalare ossigeno e rimanere quindi “lucidi” durante gli interventi a ”cielo aperto”, senza però rischiare di infettare il paziente con il proprio respiro. D’altro canto invece, le FFP, che assicurano il blocco del virus sia in entrata (inspirazione) che in uscita (espirazione), possono essere utili per coloro che vogliono proteggersi anche dal rischio di contagio da parte di terze persone (idonee per i soccorritori etc.). 

Le TRAINING MASK invece, sono diverse, perché hanno delle valvole sia per l’entrata che per l’uscita di flusso respiratorio e servono principalmente per simulare l’allenamento in alta quota. É ormai noto, che allenarsi intensamente in alta montagna (ovviamente senza nessuna mascherina), per un certo periodo di tempo, dove c’è meno concentrazione di ossigeno, induce l’organismo ad un aumento di globuli rossi e di emoglobina, quindi, il conseguente trasporto di ossigeno ai tessuti (anche muscoli) tramite la circolazione sanguigna risulta aumentato. Forzando la respirazione, l’atleta tonifica anche tutti i muscoli respiratori, tipo gli intercostali e il diaframma, che supportati da un adeguato allungamento, permettono performance in pianura, a livello del mare, superiori rispetto ad atleti che invece non optano per questo tipo di allenamento. Comunque il discorso merita un approfondimento, perché ci sono pareri discordanti ed effetti molto soggettivi.

Francamente, per i miei atleti, non ho mai consigliato la TRAINING MASK, prima di tutto perché i parametri con l’allenamento in alta quota, con aria pulita e paesaggi mozzafiato, sono totalmente differenti, come pure gli scambi gassosi indotti dalla respirazione. Ma sopratutto perché l’acclimatazione, ossia la modificazione dei parametri ematici e muscolari, richiedono molto tempo in alta quota, figuriamoci con una mascherina utilizzata per poche ore, e poi per un’altra serie di motivi che avrebbero bisogno di essere spiegati in modo più dettagliato.

Allenarsi con mascherine chirurgiche o peggio ancora con il modello FFP senza valvole, è senza dubbio dannoso. 

Una vera e propria “barriera” non garantisce un ottimale afflusso di ossigeno, soprattutto sotto sforzo. Inoltre, se la si indossa correttamente, all’interno si accumula una parte dell’anidride carbonica espirata. Nella normale attività respiratoria questa ha il tempo di uscire, sotto sforzo invece, il maggior numero di atti respiratori, fanno si che venga respirata e che se ne accumuli sempre di nuova. Nel momento in cui se ne accumula troppa, la funzionalità respiratoria non è più ottimale. Ma c’è di più. Respirare sostanze di rifiuto, (pensiamo a coloro che praticano jogging tutti i giorni), fa aumentare la concentrazione di acidi nell’organismo e quindi un abbassamento del PH, con conseguenti ripercussioni negative a livello cellulare che possono provocare stati confusionali e mancanza di lucidità.

C’è da sapere inoltre, che correndo o camminando velocemente, le goccioline espirate senza maschera vengono disperse posteriormente generando una scia di circa due metri e più, prima di depositarsi a terra. Ragione per cui si sconsiglio di correre in fila indiana, ma di farlo mantenendo una distanza di sicurezza di circa 4 metri, in bici le distanze di sicurezza aumentano, perché è maggiore la velocità.

L’alternativa è quella di posizionarsi di fianco, ovviamente sempre mantenendo distanza di almeno un metro e mezzo. Non c’è infatti dimostrazione che l’aerosol si disperda lateralmente.

In montagna il passo è certamente più lento, a meno che si pratichi TRAIL RUNNING o MOUNTAIN-BIKE. Anche qui è comunque consigliata una distanza di almeno 4 o più metri tra una persona e l’altra lungo il sentiero.

Quindi va bene non utilizzarla quando si fa sport lontano da altre persone, ma é sempre bene tenerla a portata di mano ed indossarla quando ci si ferma o si transita “momentaneamente” vicino ad altri runner o Bikers in prossimità di strettoie, interruzioni etc.

La scelta di non mettere la mascherina non è un’istanza di libertà, ma una mancanza di rispetto nei confronti degli altri. Siamo in una situazione in cui ognuno può essere un potenziale diffusore del virus. Indossare tutti le mascherine in modo corretto è utile a limitare la diffusione.

In palestra però, durante l’allenamento, non rimane che assicurare una reale distanza di sicurezza, perché dopo quanto detto, é improponibile utilizzare qualsiasi tipo di mascherine.

Diciamo la verità, questo coronavirus ci ha rovinato forse la parte più bella dello sport, cioè quella dello stare insieme, di correre e superarsi, di stare a ruota per poi sfoggiare la volata finale, di praticare gli sport da combattimento come si deve, pensate alla kickboxing, al Judo, al karate, alla lotta, al pugilato, per non parlare delle competizioni dentro  palazzetti dello sport gremiti di gente e ancor di più negli stadi. In questi mesi ci siamo difesi bene, come dei veri sportivi, utilizzando le “palestre virtuali” e pratiche a distanza, senza mai lasciare i nostri atleti da soli, specialmente i bambini. 

Comunque non smetteremo mai di lavorare “ai fianchi” questa specie di sacco chiamato “COVID-19”, per noi solo un allenamento, un break per ritrovare lo slancio, per ritornare a divertirci ancora.

Viva lo Sport 

Articolo a cura di Tiziano Pugliese, docente di educazione fisica e sostegno presso l’I.C. A.Volta di Latina, presidente e direttore tecnico della A.S.D FULL KONTACT LATINA, società, che dal 1993 si occupa di kickboxing, prepugilistica ed allenamento funzionale

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