BAMBINI e SPORT, LA DIFFERENZA TRA RIDERE E DIVERTIRSI “DIVERTIMENTO” uguale ad “APPRENDIMENTO”... ricordiamoci queste parole

nella foto Tiziano Pugliese

Articolo a cura di Tiziano Pugliese, docente di educazione fisica e sostegno presso l’I.C. A.Volta di Latina, presidente e direttore tecnico della A.S.D FULL KONTACT LATINA, società, che dal 1993 si occupa di kickboxing, prepugilistica ed allenamento funzionale

Non c’è bambino che non ha bisogno di muoversi, di giocare, di imparare, ma se lo facesse con divertimento sarebbe tutto più semplice ma soprattutto più costruttivo. 

Nei nostri corsi di formazione, e non mi riferisco solo a quelli rivolti ai bambini, la parola d’ordine è proprio “DIVERTIMENTO”. 

Gli istruttori più capaci, non c’è niente da fare, sono quelli che “TRASMETTONO” tale capacità. 

Badate bene, non parlo dei TRAINER con la faccia da “Ken” che sorridono sempre e che sono ben pettinati, ma di quelli che possono sembrare anche burberi, che urlano come militari, che riescono a fare gruppo e che ogni tanto sanno lanciare quel cenno di approvazione al momento giusto, che se ti colpisce, ti fa scaricare fino all’ultima caloria, come se fosse una questione di vita o di morte.

Pensate a quei sergenti nelle caserme o a quei professori che sono severi e molto esigenti, ma che hanno la straordinaria capacità (forse innata), di saper dosare bene gli ingredienti, “saper dare e saper ottenere”, quelli di cui ci ricordiamo con affetto e stimiamo per tutta la vita. 

Con loro non “RIDEVAMO” molto, ma sotto sotto ci divertivamo da pazzi, perché inconsciamente sapevamo che quegli individui erano il mezzo attraverso il quale saremmo cresciuti più forti, é una questione di “ISTINTO ANIMALE”.

Tutti i genitori cercano quelle persone per i propri figli, facendo appello alle proprie esperienze e ai consigli di qualche amico (il classico passaparola), ma non basta, perché ognuno, per il proprio pargoletto, ha le proprie esigenze ed aspettative.

Quando entrano in palestra, in un attimo, in una stretta di mano, in quattro chiacchiere, le mamme e i papà devono riuscire a capire chi hanno davanti e se possono affidargli il proprio figlio. Con sguardo attento e veloce, ma con l’aria di chi non vuole farsi scoprire, cercano di scrutare il più possibile, come in un sopralluogo prima di una rapina.

Il tempo é poco per capire, quindi cercano di basarsi su ciò che hanno sentito dire su quella palestra e affidarsi all’istinto… meno male che c’è chi concede il giorno di prova.

Comunque il primo incontro é importante e un Maestro capace sa trasmettere sia ai bambini che  ai genitori, in sostanza un vero professionista non ha bisogno di tante parole. 

È vero, a volte si può rimanere abbagliati o prendere qualche cantonata, soprattutto quando non si possiede abbastanza esperienza o poche informazioni sullo staff.

Come fare allora?… é semplice. 

Prima regola quando si parla di bambini, é quella di non affidarsi al caso o al consiglio di qualche genitore troppo entusiasta, quelli che si esaltano subito sono i primi ad abbandonare e quasi sempre lo fanno per dare compagnia al proprio figlio. 

Bisogna avere l’accortezza di informarsi sul “VISSUTO” della palestra, sui risultati ottenuti dagli atleti e come questi abbiano influito nella loro vita. Spesso capita di incontrare istruttori molto giovani, e anche in quel caso basta conoscere la loro formazione e provenienza…la continuazione é normale. 

Contrariamente a quanto si pensi, Maestri seri hanno l’obbligo di far assistere i genitori alle lezioni, ovviamente in ambienti “SEPARATI” e senza possibilità di interazione. In palestra, durante la lezione, i genitori non devono intervenire, salvo se sono chiamati dallo stesso istruttore per particolari esigenze. Il bambino in palestra, cresce meglio “senza fili”.

Come dicevo all’inizio, l’apprendimento va a braccetto con il divertimento, quindi, dal nostro osservatorio, non basta vedere se bambini ridono e si divertono, ma soprattutto se sono gestiti bene, se riescono a comunicare, ad impegnarsi, se riescono col tempo a reagire ai problemi, ad apprendere tecniche e nozioni, e quindi ad essere completamente appagati durante l’attività sportiva. 

Anche noi adulti a volte, il massimo divertimento lo dimostriamo proprio quando ridiamo di meno con muscoli facciali, ma lo facciamo con quelli dell’animo. Pensiamo ad un pugile a fine match o ad uno scalatore appena raggiunta la vetta, distrutto e mezzo congelato… il massimo della contentezza, che a volte, al contrario,  si esprime con il pianto.

Non facciamoci scrupoli nemmeno nel chiedere quali sono i “progetti a lungo termine” per i nostri figli e vedere poi, se coincidono con le nostre aspettative. 

Per fare ciò occorre del tempo, fiducia reciproca, ma in questo modo stiamo facendo un importante “investimento” del quale non ci pentiremo mai

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