Più di un anno è trascorso dalla tragica scomparsa di Jacopo Silvestri a seguito del tragico incidente; Un insieme di corresponsabilità che a distanza di un anno ancora non trovano la via della chiarezza e della verità. La lettera di Papà Luigi

Luigi, il papà di Jacopo, sentito dalla nostra redazione, ci ha inviato una lettera e vuole condividere una preghiera di ringraziamento rivolta a tutte le persone che sono intervenute e che continuano ad interessarsi stando vicino alla famiglia in un momento così tragico:
 
Caro Jacopo,
è trascorso ormai più di un anno da quel giorno. Erano le 7.20 del mattino quando ci siamo
sentiti per l’ultima volta. Più tardi poi, ho provato a chiamarti e richiamarti, ma il telefono
squillava e tu non mi rispondevi. Ho ripercorso con la testa infinite strade per tornare a cercarti.
Quelle immaginarie in cui mi perdo nei pensieri e quelle reali che mi hanno portato sull’A1 in
direzione Firenze, la strada su cui viaggiavi quel 10 aprile del 2019. Sono dovuto andare di
persona per cercare di capire quello che i dettagli del verbale non mi dicevano: erano le 8.26,
andavi a 95 km/h, autostrada Direttissima per Firenze. In quella galleria il tuo viaggio si è
interrotto e da lì è cominciata la mia corsa lenta, per cercare di avere delle risposte. Per sapere
come e perché, figlio mio, appena 25 enne, hai perso la tua giovane vita.
Un’esistenza breve, dedicata con responsabilità e devozione allo studio, che ti ha condotto alla
laurea con il massimo dei voti: 110 e lode, con grande orgoglio della tua famiglia. Avevi
cominciato a realizzare il tuo sogno nell’insegnamento, ma sicuramente avresti fatto tanto tanto
di più se non ti fossi trovato lì quel tragico giorno. Il tuo inseparabile amico a quattro zampe,
Marley, che viaggiava sempre con te, è sopravvissuto nell’impatto. Ed è stato l’unico a starti
vicino e ad accompagnarti in quest’ultimo viaggio.
E io non smetto mai di chiedermi cosa è realmente accaduto. Sicuramente era stato segnalato
un precedente incidente e come mai tu, così prudente alla guida, non hai rallentato sapendo
che ci sarebbero stati dei mezzi fermi in coda? Possibile che tu non abbia visto il camion con il
rimorchio fermo in galleria sotto al quale la tua vettura si è infilata completamente tranciando la
cappotta? Come mai solo all’ultimo hai tentato la frenata? Non si è trattato di una distrazione
dovuta al cellulare, ho controllato, e comunque non era una tua abitudine. Hai forse avuto un
malore? Questo non possiamo saperlo, perché distrutti dal dolore, non abbiamo pensato a
chiedere che ti venisse fatta un’autopsia. Però mi domando anche: come mai la paratia di
protezione prevista dal codice della strada non ha assorbito l’urto evitando all’auto di infilarsi
sotto? Le domande a cui spero di avere presto delle risposte sono tante. E ho fiducia
nell’operato degli inquirenti e dei magistrati. Non potrò riavere te, purtroppo, figlio mio, ma spero
vivamente che venga fatta luce sui fatti quanto prima, per poterti almeno piangere in pace.
Tuo padre.
 
Le foto del tragico incidente
 

Condividi questa pagina sui tuoi canali

Share on facebook
Facebook
Share on whatsapp
WhatsApp
Share on email
Email